Stock di carbonio nei suoli
Il suolo costituisce una delle più grandi riserve di carbonio (carbon sink), contenendo, sotto forma organica, circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera e tre volte quello trattenuto dalla vegetazione. Preservare gli stock di carbonio esistenti nei suoli è dunque la prima e più efficace opzione da considerare allo scopo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Al contrario, una cattiva gestione dei suoli può avere conseguenze disastrose: secondo le stime della Commissione Europea una perdita minima pari allo 0,1% di carbonio dai suoli europei verso l’atmosfera equivarrebbe alle emissioni di carbonio prodotte da 100 milioni di auto in più sulle strade.
In agricoltura pratiche di gestione conservativa del suolo (minima lavorazione e semina su sodo), note come Agricoltura Conservativa, permettono di sequestrare nel terreno quantitativi di anidride carbonica superiore rispetto a tecniche di tipo tradizionale. Ad esempio in cinque anni di agricoltura conservativa è possibile sequestrare circa 12.220 kg di CO2 per ogni ettaro coltivato (stime AIGACOS - Associazione Italiana per la Gestione Agronomica Conservativa del Suolo).
Inoltre l’adozione di tecniche più conservative nella gestione dei suoli agricoli consentirebbe di ridurre il consumo di carburanti. Secondo valutazioni correnti, la lavorazione dei terreni convenzionale tramite aratura comporta infatti un consumo di gasolio di 80 l/ha pari a 300 kg/ha di CO2 emessa, mentre le tecniche di “non lavorazione” o di “minima lavorazione” possono richiedere intorno a 10 l/ha di gasolio, riducendo le emissioni a 90 kg/ha di CO2.
Per quanto riguarda la Lombardia, le risultanze del “Progetto Kyoto” (coordinato da FLA-Fondazione Lombardia per l'Ambiente) e del progetto “Soilqualimon” (realizzato da ERSAF e MAC-Minoprio Analisi e Certificazioni) hanno consentito di valutare in 127 Mt la quantità di carbonio (stock) presente nei suoli regionali (primi 30 cm di spessore), dei quali 55,8 Mt circa sono immagazzinati nei suoli coltivati (cropland). Il potenziale di sequestrazione di ulteriore carbonio nelle terre arate della Regione (900.000 ha) è stimabile in 22 Mt corrispondenti a circa 88 MtCO2 equivalente: un incremento dello 0,1% rispetto ai livelli attuali corrisponderebbe all’incorporazione di 11,9 MtCO2 equivalente e dello 0,5% a 59,6 MtCO2 equivalente.
La valorizzazione dei suoli nella mitigazione dei cambiamenti climatici trova riferimento non solo negli impegni di attuazione del protocollo di Kyoto, ma anche negli indirizzi prioritari fatti propri dalla politica agricola comunitaria.
Dopo l’introduzione con la nuova PAC di specifiche norme di “condizionalità” rivolte alla conservazione della sostanza organica nei terreni, l’esigenza che il settore agricolo intensifichi lo sforzo di riduzione delle emissioni nel quadro della strategia globale dell’UE in materia di cambiamenti climatici è infatti richiamata dal Regolamento 74/2009/CE e seguenti sul sostegno allo sviluppo rurale (Health Check), che richiedono l’adozione di specifiche misure a tale scopo indirizzate a decorrere dal 2010.
È necessario pertanto definire indicatori e metodologie per certificare i cambiamenti nel contenuto in carbonio osservati nei suoli e la riduzione delle emissioni dovuta al minor consumo di combustibili fossili, in modo che i benefici ambientali e i relativi crediti divengano potenzialmente riconoscibili.