Realizzazione e Gestione di un noccioleto
L'impianto
L’impianto di un nuovo noccioleto è un’operazione alla quale va prestata particolare attenzione in quanto, in questa fase, si compiono scelte che potrebbero condizionare inevitabilmente l’intero ciclo produttivo ed economico.
Per la realizzazione di un nuovo impianto, il terreno va preparato in piena estate (luglio - agosto), quando è asciutto, mediante uno scasso o un’aratura profonda. Questi, a seconda delle caratteristiche del terreno, devono raggiungere almeno i 70cm di profondità. Effettuate le lavorazioni profonde, si procede alle lavorazioni superficiali mediante erpicatura, allo scopo di affinare il terreno.
Il periodo più indicato per la messa a dimora delle piantine è l’autunno, in particolare i primi giorni di novembre. Effettuata la tracciatura si preparano le buche di impianto, che devono avere un diametro di 40- 50 cm e una profondità di 35- 40 cm. Normalmente vengono posizionate delle canne a lato di ogni singola piantina, che hanno la funzione sia di sostegno, sia di segnalazione.
Per quanto riguarda il sesto di impianto, questo varia a seconda di alcuni fattori tra cui la forma di allevamento e la necessità di impiego di macchinari; indicativamente, i più utilizzati prevedono una distanza di 6m tra le file e di 4-5m lungo la fila.
La produzione
Le forme di allevamento più utilizzate sono quella a cespuglio, a vaso cespugliato e ad alberello. Il primo anno è decisivo per l’impostazione della pianta. Ad esempio, nel caso di un cespuglio, durante la primavera gli astoni messi a dimora nell’autunno precedente devono essere capitozzati alla base, nel caso di un vaso cespugliato devono essere capitozzati a 30-40cm. questo procedimento viene effettuato allo scopo di favorire l’emissione di nuovi rami, 5-6 dei quali tra i più vigorosi e opportunamente orientati verranno selezionati per dare forma alla pianta.
Quando il noccioleto è in piena produzione è indispensabile provvedere a due somministrazioni di concime, una autunnale e una primaverile. Al fine di evitare fenomeni di dilavamento, è bene provvedere ad interrare il concime con appositi interratori o semplicemente con lavorazioni superficiali del terreno. Nel caso in cui la dotazione di sostanza organica sia scarsa, riveste particolare importanza la distribuzione di letame o di eventuale compost.
Il nocciolo è inoltre sensibile alla carenza idrica e, in particolari condizioni climatiche, diventa necessario provvedere a interventi di irrigazione. Attualmente sono diffusi impianti di irrigazione a goccia superficiali, ma si stanno sempre più diffondendo anche impianti di subirrigazione, che oltre a permettere una riduzione dei consumi e una maggior uniformità nella distribuzione dell’acqua, non creano ostacolo alle operazioni colturali sul terreno, in particolare la raccolta meccanica.
Un impianto di nocciole generalmente entra in piena produzione a partire dall’8° anno dalla messa dimora delle piantine, anche se le prime raccolte possono essere effettuate già dal 5-7° anno.
Dal terzo anno è necessario eseguire le prime potature di allevamento, volte a garantire una buona impalcatura della pianta. In seguito, una volta raggiunta la maturità produttiva, annualmente si esegue una potatura di produzione, che mira a stabilire un rapporto di equilibrio tra l’attività produttiva e quella vegetativa. L’intervento viene eseguito nel periodo invernale, e nei noccioleti in produzione prevede l’effettuazione di tagli di ritorno per stimolare la pianta a produrre rami nuovi. Attualmente la potatura manuale tradizionale viene sempre più spesso sostituita da una potatura meccanica, eseguita con particolari dischi montati su barre orientabili.
Annualmente viene eseguito anche un intervento di spollonatura alla base della pianta, per evitare che la stessa investa risorse per sviluppare rami improduttivi basali, sacrificando energie utili alla produzione di frutti.
La raccolta
Raggiunta la piena maturazione del frutto, il suo involucro raggrinzisce e si stacca con facilità; è allora il momento esatto per raccogliere le nocciole. Tale periodo varia a seconda dalla zona climatica in cui ci si trova, dalla varietà di nocciolo coltivata e dalle temperature nell’annata.
In genere avviene a partire da agosto in avanti, arrivando a volte fino ad ottobre, quando il prodotto è caduto a terra, e generalmente in più passaggi. Negli ultimi anni si è diffuso in particolare l’utilizzo delle raccogli nocciole semoventi, che tramite spazzole convogliatrici raccolgono le nocciole effettuando una prima selezione e pulizia del prodotto raccolto.
Il periodo di raccolta deve essere più breve possibile, in modo da evitare che le nocciole cadute sul terreno, possano andare incontro ad alterazioni che ne comprometterebbero la commercializzazione. In seguito, una volta pulite da materiale vegetale e sassi, si procede con l’essiccazione, che può avvenire naturalmente o tramite essiccatoi aziendali con una capacità media di 20-30 quintali di nocciole.
I parassiti
Diversi fitofagi possono compromettere sia la pianta che i frutti di nocciolo, ma principalmente i più diffusi nel nostro areale sono l’eriofide e le cimici.
Il primo viene generalmente controllato con prodotti a base di zolfo all’inizio della primavera, durante la fase di migrazione alle nuove gemme di nocciolo.
Di particolare rilievo risulta invece il controllo delle cimici, che sono causa di aborto della nocciola e del cimiciato. Quest’ultimo in particolare viene provocato dalle punture dell’insetto in fase avanzata di sviluppo del frutto, e ne determina l’acquisizione di un caratteristico sapore amarognolo che rende le nocciole inutilizzabili dalle industrie trasformatrici.
Generalmente vengono effettuati interventi chimici mirati, effettuati al superamento della soglia di trattamento che viene evidenziata grazie a tecniche di monitoraggio e cattura degli insetti mediante trappole. Recentemente sono state avviati inoltre i primi lanci di Trissolcus japonicus, un parassitoide che sembra essere promettente nel controllo biologico della cimice.
Per quanto riguarda le avversità fungine del nocciolo, queste sono controllate per la quasi totalità con trattamenti a base di rame e zolfo.
Scelta delle varietà
Tra le varietà più conosciute e utilizzate in Italia, in Piemonte viene coltivata quasi esclusivamente la Tonda Gentile delle Langhe, che dal 1993 è un'Igp. Nel Lazio la principale varietà è la Tonda Gentile Romana (Dop), e a seguire il Nocchione, mentre in Campania le tre principali sono Mortarella, San Giovanni e Tonda di Giffoni, e a seguire Tonda Bianca, Tonda Rossa, Camponica e Riccia di Talanico. In Sicilia si coltiva la Mansa, oltre a diversi altri genotipi. Si evidenzia comunque come sole cinque cultivar coprono circa il 90% della produzione italiana.
Per una corretta scelta occorre valutare le varietà che in altre regioni si sono affermate, oppure quelle che attraverso prove di confronto si sono evidenziate per le loro caratteristiche di produzione, per la qualità delle nocciole, per la resistenza ai parassiti, per l’adattabilità a tecniche colturali eseguibili con poca manodopera e che possano avere un costo di produzione ridotto. Vanno inoltre considerati l’utilizzo finale delle nocciole e le caratteristiche qualitative richieste, oltre che i parametri climatici relativi all’area di interesse, soprattutto durante i periodi di maturazione e raccolta.